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Testi Critici

Nel contesto della indifferenziata afasia di una società che conferisce possibilità di verbo a chiunque, che parla troppo senza dire nulla, la pittura di Guglielmo Darbo con le sue ricercate modulazioni materiche e tonali, con la sua ricchezza semiologica, ci investe in una frazione di tempo. Ma affinché sia poi colta e penetrata, afferrata, occorre una disponibilità di investigazione e di ascolto. L'occhio di chi la osserva deve posarsi sui dettagli, alla scoperta di ogni elemento, perché tutto "significa". L'opera è ciò che accade laddove si dona voce al visibile e all'invisibile, si nomina l'innominabile e si formula l'informe, perché in esso si ritrova il senso delle cose.

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— Cristina Palmieri

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Guglielmo Darbo e Rita Nitsch davanti all'opera "L'arte deve turbare, disturbare o masturbare".

La pittura di Guglielmo Darbo non viene dalla contemplazione, ma dalla riflessione. I ritmi, i colori, le macchie, i segni esprimono gli impulsi nascosti, le forze libere dell'emozione. Una pittura che agisce sulla nostra trasformazione intima e sulla vita reale.

— Angles Granini

La tavola, la tela diventano il campo delle sue sperimentazioni ove... stende intonaco, brandelli di stoffa o di tela di sacco, polvere colorata, fili di cotone e filo di ferro, che magistralmente si miscelano dando forma ad un testo poetico... dove alloggia la sorpresa, lo smarrimento, il mistero e il tentativo di andare oltre i confini; una pittura antiretorica, tesa all'essenza ed alla totalità, riferita all'anima e alla mente.

— Giuseppe Falivene (Galleria Palestro)

La materia fuori e dentro spazio e tempo.

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"Credo nel principio occidentale dello stile, nell'arte, che è quello di dar forma al pensiero che altrimenti non avrebbe alcuna giustificazione" — Manlio Sgalambro, filosofo

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Nell'arte il concetto di forma è molto spesso collegato al concetto di materia. Per molti artisti nella materia è già contenuta la forma dell'opera d'arte. Fin dal Rinascimento, il compito dell'artista è stato quello di tirare fuori la forma dalla materia.
In campo filosofico-estetico la contrapposizione tra "forma e materia" s'identifica in quella tra forma e contenuto.
Per alcuni filosofi, il contenuto del manufatto d'arte coincide con la materia ed in questo caso per forma si può intendere il modo in cui l'opera viene realizzata. Francesco De Sanctis afferma che la forma non è qualcosa di diverso dal contenuto, quasi un ornamento, ma è generata dal contenuto, già presente nella mente dell'artista.
Nella poetica artistica di DARBO c'è un'anima tragica, di forte malinconia esistenziale che lo costringe a giocare in modo drammatico e solitario con la materia, fino a sintetizzare in modo essenziale la forma stessa.
I colori, scelti dalla sua empatica partecipazione al dolore universale, sono amalgamati pur rimanendo distinti, assemblati con ruvide e mai casuali tracce di materiali, quasi reperti di passati vissuti, ancora doloranti che arrivano a confondere un osservatore disorientato e turbato che trova sicurezza nel cogliere significati ed attribuzioni.
A mio parere, DARBO, inconsciamente, possiede una notevole attrazione per la pittura metafisica, laddove la descrizione formale non è didascalica e si ritrovano i caratteri d'immagini misteriose, allucinate e sognanti, con una dimensione extratempo e spazio. L'artista osserva la realtà mantenendo un forte spirito critico nei confronti del mondo, del suo tempo e di trascorsi avvenimenti seppure ancora fortemente significativi nella storia umana.
Si coglie una voluta rottura di tradizioni e schemi che vengono sostituiti da una materia vivente e pulsante, in continua evoluzione e mutazione, sfuggente e ribelle ancorché colma di memorie e di richiami all'etica.
Il lavoro di Guglielmo Darbo esprime una sensibilità fuori del comune che interagisce in un sottile legame psicologico con chi ne viene a contatto, riflettendo la complessità d'importanti accadimenti con non celato dolore, per giungere alla rappresentazione di un continuum spazio-temporale che penetra nell'osservatore e lo richiama fortemente alla riflessione.

— Maria Cristina Paselli

Guglielmo Darbo è l'informale narrativo.

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Viene spontaneo, ogni volta che ci soffermiamo a osservare delle opera d'arte, cercare e trovare punti in comune con artisti noti, storicizzati, come se cio' possa declassare o negativizzare la percettivita' dell' opera in questione. Ma la storia dell'arte e' come una lunga catena fatta di tante maglie, piccole o grandi, tutte unite tra di loro. E' palese, con lo sguardo degli addetti ai lavori, non dei neofiti, che Guglielmo Darbo dirige il suo percorso artistico nell'informale e nell'astratto e il pensiero ci porta a Alberto Burri, ad Antoni Tapies, a Gastone Novelli o a Emilio Scanavino. . . .certo una bella equipe di talenti che si e' imposta all storia; ma e' proprio anche grazie a loro che Guglielmo Darbo ha sviluppato un'originale e personalissimo percorso coniugando la sua cultura e sensibilita' a questo linguaggio artistico.
Guglielmo Darbo, nella sua ricerca artistica si prefigge sempre di arrivare ad un traguardo per poi, subitaneamente, ripartire per il prossimo. Un percorso a tappe molto interessante, perche' legato a un filo narrativo, al contrario di tanti, anche importanti, artisti che per anni ripropongono in maniera seriale la stessa opera; da una parte cioe' l'informale narrativo, che vede in Darbo un cangiante interprete, dall'altra un informale statico ancorche' storicizzato, che ha segnato il suo tempo.
Nonostante la struttura informale di base, la presenza dell'uomo e' quasi sempre tangibile nelle sue opere, non in senso anatomico, certo, ma come metafora, tramite elementi narrativi come fil di ferro, cartone, carta, filo spinato, numeri, lettere, poesie o frammenti di esse, segni e grafitismi atavici, che appaiano tanto necessari al suo linguaggio, quasi che la loro mancanza rendesse "sterili" le sue opere. Il concetto dechirichiano metafisico coniugato, a pieni voti, con l'informale. La presenza dell'anima o piu' laicamente la poesia e la coscienza sono sempre presenti nell' opera informale di Guglielmo Darbo e la percezione del racconto, della favola, della narrazione sono vissuti con una continuita' stilistica che lo distinguono e che lo fanno riconoscere: Guglielmo Darbo e' Guglielmo Darbo! Una storia, certamente la sua storia, narrata con la consapevolezza di venire compresa, perche' espressa con grande dignita' ed onesta' artistica. E' questo l'unico modo, a mio avviso, per un vero artista, di avere, oggi, un consenso che non deve alimentare una sorta di autocompiacimento, ma che, gratificandolo, gli conferma di essere sulla strada giusta.
Energia culturale e vita vera che si coniugano in un originale percorso narrativo.

— Luca Ferrari (Galleria IDEARTE Ferrara)

La pittura di Guglielmo Darbo non dice uno spazio o un tempo ma li convoca e li rende in plenitudine puramente qualitativa a dialogare con il corpo centrale, come se esso fosse una Sindone o un feticcio del Sè, o più ancora un Amore.
Da qui le variazioni, secondo un percorso che ricerca la verticalità e la tensione, nel circolo delle mille possibili varianti e sperimentazioni, strato dopo strato, dopo materia, dopo sogni... e visioni, sino a giungere ad abbandonare l'assoluto per abbracciare la Relatività di ora.
È in questo concetto di una storia, in divenire, plurale e dinamica che sta la lezione che Guglielmo Darbo può offrire alle giovani generazioni, in alternativa alla fuga dalla Realtà, instillando loro, attraverso le sue tele, la capacità di "vedere" il sogno con l'immaginazione e la creatività dell'Arte.

— Ines Cavicchioli

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